MEDITAZIONE HITBODEDUT

01/09/2014 Off di Miriam Oryah

Gli ebrei, oltre alle preghiere formali, hanno sempre pregato Dio nella loro lingua e con le loro parole, perché una conversazione costante con Dio crea una grande intimità con il divino.
Recitare le nostre preghiere spontanee lentamente e silenziosamente, eliminando tutti i pensieri estranei, ci permette di entrare in un profondo stato meditativo.

Rabbi Nachman di Breslov suggerì, se non riusciamo a trovare le parole per conversare con Dio, di usare come mantra la frase Ribonò shel Olam (Signore del mondo in ebraico). Ognuno di noi però è libero di usare la parola o il versetto che preferisce: va benissimo ad esempio ripetere anche solo la frase “Grazie Hashem” per esprimere la nostra gratitudine a Dio e risvegliare in noi la fiamma dell’amore divino e la nostra comunione mistica con Lui. Il versetto o parola scelta va ripetuta lentamente per un certo periodo di tempo, cominciando da 5 minuti e aumentando ogni giorno fino ad arrivare a parlare con Dio un’ora al giorno.

Uno dei modi per liberare la mente dai pensieri estranei può essere la tecnica spirituale del “grido silenzioso”. Dato che molti metodi di rilassamento richiedono la tensione e successivo rilassamento dei muscoli, possiamo fare la stessa cosa con la mente, contraiamo e rilasciamo la tensione prima di meditare.

La preghiera personale è vista come un sentiero verso l’auto-perfezionamento e la devozione e anche come un mezzo per vivere una vita serena e senza ansia. Quando ci sfoghiamo con un amico i nostri problemi non appaiono più insormontabili, quando ne parliamo con Dio, i nostri problemi scompaiono del tutto. Come ha detto Re David quasi tremila anni fa: “Riponi il tuo carico pesante su Dio, e Lui (lo) trasporterà per te” (Salmo 55,23).

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