La preghiera il servizio del cuore

05/04/2011 Off di Miriam Oryah

Miriam Oryah Ghiladi

Quando pregate a casa è molto indicato trovare un posto fisso dove recitare le vostre preghiere e connettervi al Creatore, senza essere disturbati. Potete affiggere sulla parete vicina a dove pregate delle fotografie o poster d’Israele, di Gerusalemme, del Kotel (il Muro Occidentale) o uno Shiviti (come quello che vi allego). Quando pregate volgetevi sempre a sud-est in direzione di Gerusalemme.

Va molto bene accendere una candela, oppure annusare un aroma, un profumo naturale. L’aroma serve a rendere speciale il momento della preghiera. Potete anche mettere qualche goccia di essenza naturale sui polsi o su un fazzoletto di carta, inalando di tanto in tanto la sua essenza aromatica.

Prima di iniziare a pregare andate in bagno e, comunque in ogni caso, ricordate prima di pregare di lavarvi le mani.
Le mani sono infatti il simbolo della nostra anima e, come questa, devono sempre essere pure (quando diamo la mano a qualcuno stabiliamo un contatto tra anime, un contatto molto intimo in cui si verifica uno scambio di energie: per questo motivo bisogna stare molto attenti a chi si dà la mano). Lavarsi le mani significa inoltre liberarsi da qualsiasi pensiero impuro, separandoci dalle nostre preoccupazioni terrene.

Quando si prega bisogna sempre essere vestiti decentemente, perché ci troviamo al cospetto di nostro Padre, nostro Re, creatore e sostentatore dell’universo. Quando è possibile è preferibile vestirsi di bianco. La cosa migliore è avere un tallet, perchè ci protegge da energie negative, e di fatto rappresenta la Sukkat Shalom, la Capanna di pace, ovvero la Divina Provvidenza sotto cui ci poniamo per essere costantemente protetti da Hashem.

Pregare scalzi ci permette di aumentare il nostro senso di umiltà. Solo la parte terminale della nostra anima si incarna nel corpo, la sua radice sublime rimane nei mondi superni, e quindi il corpo viene considerato in Cabalà quale calzatura dell’anima. Togliersi le scarpe prima del nostro incontro con l’Eterno sta a significare la nostra volontà di liberarci della nostra fisicità, del nostro corpo, che fa da barriera opaca per la ricezione dell’illuminazione divina, connettendoci ed elevandoci quindi verso Dio solo attraverso la purezza della nostra anima divina.

È molto ispirante iniziare le nostre preghiere con questo breve componimento di Rabbi Elimelech di Lizensk: “Dio, per favore, aiutami a vedere il bene in ognuno, e non i difetti”.

Meditazione del respiro (può servire anche da preparazione prima di pregare).

Gli esercizi sul respiro, respirare profondamente e con un ritmo regolare per un certo periodo di tempo concentrandosi sull’inspirazione ed espirazione, vanno bene per acquietare la nostra mente. Durante la meditazione sul respiro possono essere ripetute mentalmente delle parole sacre o dei versetti dei Tehilim (Salmi).

Il respiro è la nostra anima. Il linguaggio – una funzione del respiro – possiede anch’esso un’anima, cha trasporta e comunica la nostra personalità in maniera unica. Purificando i nostri pensieri e mantenendo puro il nostro linguaggio, evitando qualsiasi tipo di linguaggio sconveniente, l’anima del nostro linguaggio e respiro si unisce al Linguaggio e al Respiro del Creatore, che soffia l’anima e la vita dentro di noi. Tramite il nostro scambio di respiri con il Creatore, diventiamo un solo essere, perché la nostra anima si unisce al Tutto.

Quando la nostra preghiera è pura e chiara, il nostro sacro respiro si unisce al sacro Respiro Superiore del Creatore. Come ci hanno insegnato i maestri “Ogni cosa che respira deve lodare Dio – ogni nostra espirazione fa salire il respiro dal Basso (il mondo materiale) in Alto (il mondo spirituale) e poi quando inspiriamo il respiro ritorna a noi dall’Alto in Basso. Quando ci siamo mantenuti puri, soprattutto nel linguaggio, la nostra anima divina può facilmente connettersi e unirsi alla sua Sorgente. E’ per questo che è molto importante mantenere puro il nostro linguaggio.

Nella meditazione del respiro quando espiriamo possiamo meditare sulla nostra anima che sale dal Creatore, per cercarLo e lodarLo; con l’inspirazione, possiamo meditare sulla Luce del Creatore che entra in noi.
Oppure più semplicemente: inspirando meditate sull’amore di Dio che entra in voi, espirando meditate sul vostro amore che inviate a Dio.

Aprire il nostro cuore all’amore e al timore di Dio

Per evocare il nostro amore per Dio è utile richiamare alla memoria qualche nostro amore terreno, i bambini, tutti coloro che amiamo caramente, anche degli oggetti particolarmente amati. Pensare all’amore per qualcuno o qualcosa di terreno ci porta a risvegliare un grande sentimento d’amore per il Creatore. Tutti i nostri amori ed affetti hanno la loro radice in Dio, che è la loro Sorgente.

Tzedaqà – Beneficenza

È vivamente consigliato, prima di pregare, mettere da parte un po’ di soldi da dare in beneficenza, perché questo è un gesto che apre il cuore. Fate quanta più beneficenza possibile, tutti i giorni e prima di pregare.

Alcuni maestri suggeriscono di stabilire una connessione particolare con la Terra d’Israele.

“Prima di pregare mettete da parte qualcosa per i poveri della terra d’Israele” insegnava Rabbi Mordechai Lechovitz.

“Facendo zedaqà ai poveri della Terra d’Israele prima di pregare, sarete inclusi nell’aria della Terra d’Israele e verrati salvati da qualsiasi pensiero estraneo (Rabbi Nachman di Breslov, Liqutei Aytzot).

Unirsi a tutto Israele e agli Tzaddikim (ai giusti).

Prima di pregare potete visualizzarvi uniti in preghiera con tutta Israele, recitando questa breve intenzione: “Unisco me stesso e le mie preghiere alle preghiere di tutta la comunità d’Israele nel mondo, affinché le nostre preghiere si alzino insieme di fronte a nostro Padre in Cielo. Unisco me stesso e le mie preghiere alle preghiere di tutti gli zaddikim, i giusti della mia generazione.”

Se conoscete un giusto, uno tzaddik d’Israele, potete evocare il suo volto prima di iniziare a pregare.
Potete citare i nomi degli zaddikim del nostro tempo, o di generazioni precedenti, con i quali avete una speciale connessione dell’anima. Potete ad esempio dire “Mi unisco con le mie preghiere con il santo Rabbi Akiva, con il santo Rabbi Shimon bar Yochai, con il santo Arì, con il santo Gaon di Vilna, con il santo Baal Shem Tov” e così via. Secondo la tradizione chassidica, la semplice citazione dei nomi dei maestri possiede un potere sacro.

Separarsi da questo mondo

Prima della preghiera liberate le vostri mente dalle preoccupazioni terrene. Esprimete la vostra determinazione, basata sulla fede e fiducia in Dio, che il lavoro, il denaro, i problemi familiari, la salute e tutte le altre preoccupazioni di questo mondo, non vi saranno di alcun impedimento. Quando vi separate dai problemi terreni potete pregare con un cuore gioioso.
L’aspetto positivo della vostra determinazione a staccarvi dal mondo vi permetterà di sperimentare la presenza del Creatore.

Meditazione della luce

Immaginate che la Luce del Creatore sia sopra la vostra testa e fluisca verso il basso diffondendosi tutt’intorno a voi, così da sentirvi completamente avvolti dalla Sua Luce.

Uno dei Nomi di Dio è Maqom, Luogo, perché, come insegnano i maestri, Dio è il Luogo del mondo. Dio era preesiste al mondo che ha creato, e Lo avvolge completamente.
Dio è il Luogo che ci circonda, e la Sua Luce e la Sua presenza si rivelano tutto intorno a noi dove preghiamo.

Il Rebbe di Peasetzna consiglia anche quest’altra meditazione: Quando pregate concentratevi e osservate con l’occhio della vostra mente il mondo, e tutto quanto esso contiene, quale manifestazione della Luce di Dio. E voi vi trovate proprio in mezzo a tutta questa santità/kedushà.

Suggerimento: Prima della preghiera, o durante la preghiera, chiudete gli occhi di tanto in tanto, concentrandovi su ciò che vi circonda quale manifestazione della Luce della Presenza di Dio (la Shekhinà), entrando così in contatto con l’essenza spirituale delle cose invece che con la loro forma materiale (Tutto ciò che esiste al mondo contiene una scintilla divina che la fa vivere: una pietra, un tavolo, una sedia, esistono in quanto Dio li ha dotati di un’essenza spirituale, un’anima, una coscienza, anche se minima rispetto a quella degli esseri umani).

Quando pregate dovreste chiudere gli occhi così da non vedere le cose materiali, ma percepire cose più sottili connettendovi al loro aspetto spirituale, che è l’energia vitale sottile interiore degli oggetti materiali più comuni davanti a voi.

Rabbi Shneur Zalman di Liadi una volta chiese a suo figlio che meditazione usasse per dirigere il corso delle sue preghiere. Egli gli rispose che utilizzava il versetto “Ogni cosa maestosa si prostrerà davanti a Te”. Successivamente rivolse la stessa domanda a suo padre, “Con cosa preghi?” Ed egli rispose “Con il pavimento e la panca”.

Ovvero, meditando sulla realtà che anche un pezzo di legno e la pietra sono tenuti in esistenza dall’energia vitale divina, che se fosse rimossa anche per un solo istante l’oggetto fisico ritornerebbe immediatamente al nulla.

Altri testi parlano di visualizzare la Luce della Shekhinà davanti a noi (anziché visualizzarci in mezzo ad essa).
Le istruzioni che seguono combinano i due diversi tipi di meditazione:

Durante la vostra preghiera pensate alla Luce di Dio (la Shekhinà) che riempie il mondo. Provate timore e amore. State in piedi con timore santo, volgendo in basso il vostro sguardo. Pensate ad una grande Luce davanti a voi: voi siete davanti alla Sorgente della Luce Infinita.

Questo si accorda perfettamente con la pratica della recitazione della preghiera delle 18 Benedizioni, la Amidà, quando si fanno tre passi in avanti per simbolizzare la nostra entrata alla presenza del Re, che si trova di fronte a voi.

Lo Shemà Israel invece ci connette all’altro aspetto, la Luce avvolgente.

Il Baal Shem Tov ci ha insegnato che il versetto “Shemà Israel, Adonai Elohenu, Adonai Echad” (Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno) significa che non esiste niente al mondo all’infuori del Creatore, in quanto la Sua Luce riempie tutta la terra. Una persona dovrebbe avere la kavannah (intenzione) di considerarsi come nulla, annullata al cospetto di Dio, e che la sua essenza è costituita solo e soltanto solo dalla sua anima, ovvero una parte del Creatore. Perché niente esiste al mondo, eccetto il Creatore, e la sua Luce riempie la terra e non c’è luogo dove Egli non sia presente.

Nella meditazione della Luce ci si può visualizzare nel Giardino dell’Eden, perché qui la Luce del Creatore è manifesta e non nascosta dai nostri peccati come nel mondo fisico.

Il Maghid di Mezerice ci insegna: “Quando una persona studia la Torah o prega dovrebbe visualizzarsi nel Giardino dell’Eden, dove non esiste gelosia, passioni insane, orgoglio, così da poter essere libera da questi pensieri quando studia o quando prega.”

Meditazione viso a viso

Alzate in alto i vostri occhi verso l’Unico Re, la Causa di tutte le cause, come se Egli fosse il bersaglio di una freccia. Poi “Come l’acqua riflette un volto, così il cuore di un uomo riflette il cuore del suo simile”. Quando volgete il vostro volto e i vostri occhi verso Dio, Egli, benedetto sia il Suo nome, volgerà il Suo volto su di voi, e voi sarete uniti l’uno all’altro in uno stato di completa fusione d’amore.

Determinazione a superare gli ostacoli

Siate decisi a non farvi distrarre durante la preghiera (evitate di interrompervi per parlare con qualcuno, o di essere disturbati) e cercate di arrivare alla vostra meta, che è trovarvi in presenza di Dio, stare in piedi davanti a Lui. Siate decisi a scendere sempre più in profondità quando pregate. Potete anche esprimere questa intenzione.

“C’è una barriera che separa Dio e l’uomo [costruita dalla nostra negatività]. Durante la preghiera devo sforzarmi, con tutte le mie energie mentali, di spezzare con le mie parole la barriera che mi separa da Lui, così da potermi unire al Creatore in una completa unione d’amore (devekut).

In Terra d’Israele

Un’altra meditazione mentre si prega consiste nel visualizzarsi di trovarsi in Terra d’Israele.

Rabbi Isacco di Ziditchov disse una volta che ogni giorno, prima di cominciare a recitare le preghiere del mattino, faceva una passeggiata nella Terra Sacra.

Se siete già stati in Israele, a Gerusalemme, al Kotel (Il muro occidentale) è facile visualizzarsi di trovarvi lì.

Rabbi Pinchas di Koretz diceva, riferendosi a chi era già stato in Israele, che durante il tempo della preghiera essi dovevano raffigurarsi davanti a sé i mari, i laghi, i fiumi e gli abitanti ebrei della Terra d’Israele, così da constatare quanto grande è il potere di questi scenari quale aiuto durante la nostra preghiera.

Potete utilizzare fotografie o dipinti d’Israele, di Gerusalemme, del Muro Occidentale.

Rabbi Avraham di Zlotchov riferiva una tradizione che aveva ricevuto: Al mattino e alla sera una persona dovrebbe dire “Mando la mia preghiera da qui in terra d’Israele, e da laggiù sino a Gerusalemme, e da Gerusalemme sino al Monte del Tempio, e dal Monte del Tempio al cortile che porta al Santo, e dal cortile che porta al Santo al Santo, e dal Santo al Santo dei Santi (e dal Santo dei Santi al Tempio Celeste), il luogo dove i nostri padri, Abramo, Isacco e Giacobbe pregavano.

Questa immagine-meditazione di trovarsi in Israele porta alla meditazione dell’Amidà, il punto più alto del servizio, dove dovete immaginare di trovarvi nel Santo dei Santi, nel Tempio di Gerusalemme.

In Cielo/Nel Giardino dell’Eden

Mentre pregate potete anche immaginarvi di trovarvi in cielo, oppure nel Giardino dell’Eden, perché questo aiuta a purificare i nostri pensieri.

Rabbi Abraham detto l’Angelo diceva che il suo spazio personale dove pregava era il suo Giardino dell’Eden.

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