I nomi sacri di Dio

04/04/2011 Off di Miriam Oryah

R.A.Sutton

Trascendenza e Immanenza

La nostra esperienza e percezione di Dio implica una serie paradossi fondamentali che sono integrati nel mega-sistema della creazione. Dobbiamo però sapere che questi paradossi esistono solo dal nostro punto di vista ed esperienza, cioè dal punto di vista del sistema medesimo.

Vediamo, ad esempio, Dio come qualcosa di assolutamente trascendente e distante e d’altro lato come qualcosa di immanente e vicino. Il primo aspetto ci porta a considerare come l’intero universo sia nulla di fronte all’infinità dell’Uno che lo ha creato. Il secondo aspetto ci permette di percepire la preoccupazione e provvidenza costante di Hashem per tutto il suo universo, fin nei più minimi dettagli della nostra vita. Questa apparente dicotomia si riflette nella correlazione tra il nome quadrilittero di Dio, il Tetragramma YKVK (Havayah), che si riferisce alla Sua trascendenza, e i nomi Elokim o Adonai che si riferiscono alla Sua immanenza e dominio sulla natura.

La ragione del nostro sperimentare la trascendenza e immanenza di Dio come dicotomie è dovuta al fatto che non possiamo capire come entrambi questi aspetti possano essere contemporaneamente veri. Dal punto di vista divino, d’altra parte, tutto è Uno, Dio non è in nessun modo soggetto alla legge degli opposti che caratterizza ogni aspetto della Sua creazione. Dio trascende i cieli più alti, il cielo e la terra; la distanza e la vicinanza non hanno niente a che fare con Lui. Sono solo categorie da Lui create appositamente per noi, così da poter esistere, sperimentarLo e conoscere qualcosa del Suo Essere Infinito di cui nulla può essere detto o pensato.

In qualsiasi modo definiamo questi aspetti, il punto essenziale è che essi sono UN solo aspetto. Il primo aspetto è come un re che si nasconde nel suo palazzo, l’altro è il medesimo re al nostro fianco, travestito da povero. Non sono entrambi in realtà una sola persona? Non è lo stesso re? Si! E in un certo senso, è la seconda modalità ad essere ancora più profonda. E’ davvero impressionante che l’Uno Infinito si nasconda in mezzo a noi senza vederLo!

Rivelazione e occultamento

Il Tetragramma YKVK incarna l’attributo divino dell’amore incondizionato e della misericordia prevalente, mentre il nome Elokim incarna l’attributo della giustizia divina, che richiede che dobbiamo meritarci quello che Dio ci dà.

In altre parole, nello stesso modo in cui Dio vuole che riceviamo parte della Sua bontà infinita (come avverrà in futuro), Egli contrae e trattiene questo desiderio, rendendo la nostra capacità di ricevere dipendente dal nostro comportamento. L’ordine di grandezza cambia da qualcosa di talmente grande da non esserci numeri sufficienti ad esprimerlo, a qualcosa di apparentemente così minuscolo da sembrare assurdo.

Questo è il significato concettuale restrostante l’idea dello tzimtzum (contrazione) della Luce infinita di Dio, al fine di creare uno spazio in cui il mondo potesse esistere. In realtà questo tzimtzum è più un occultamente che una contrazione reale o ritiro. Dio è qui, là e ovunque così com’era prima dello tzimtzum. L’unica differenza è che Egli ha compiuto l’impresa forse più difficile che un essere infinito potesse realizzare: si è nascosto.

Ci basti pensare, se avessimo la dimensione di un trilione di trilioni di trilioni di trilioni di galassie, dove potremmo nasconderci? Èdifficile da pensare, ma Dio si nasconde proprio al nostro fianco.

Il nascondimento è dunque la condizione fondamentale di quello che chiamiamo Olam haZeh (questo mondo). Nell’Olam haBa (il mondo a venire) Dio invertirà il processo. Quando eleverà la potenza anche di una minuscola frazione, capiremo che non c’è stato altro all’infuori della Sua esistenza. In quel momento però, per essere stati capaci di vedere oltre il travestimento del Suo nascondimento nell’Olam haZeh, non solo potremo continuare ad esistere nell’Olam haBa ma saremo in piena presenza della luce infinita di Dio, in un modo completmaente inimmaginabile.

Come detto sopra, in gran parte sperimentiamo Dio come Elokim, Colui che trattiene la Sua luce e condiziona la Sua rivelazione sulla base del nostro comportamento. Essenzialmente il nome Elokim è come un vestito o un misurino della misericordia di Dio. Elokim dice: “Solo un poco, e niente più”. Quando Dio si riveste in questo nome, si dice che ci giudica, interagisce e relaziona con noi secondo il nostro agire, secondo il Suo attributo di giustizia equa, che richiede che ci meritiamo ciò che ci da. Perchè questo?

Come abbiamo visto, la risposta implica l’idea che Hashem è il nostro genitore divino. Così come i genitori vogliono che i loro figli crescano e si sviluppino in adulti maturi e responsabili, analogamente Dio vuole che cresciamo e diventiamo anime responsabili e mature. Quale nostro genitore celeste, il Suo desiderio è di elargire a noi suoi figli il bene più grande possibile. Per assicurarsi che i Suoi figli siano veramente meritevoli del bene finale che Lui desidera darci (e che potremo sperimentare al massimo), Egli ha mandato le nostre anime giù in questo mondo, dove dobbiamo sforzarci per ottenere la nostra perfezione e conseguentemente la nostra eterità. Questo è il nascondimento del volto (o diminuzione della rivelazione della Sua presenza) che caratterizza questo mondo fisico.

Il nascondersi di Dio e il Suo giudicarci in base al nostro comportamento, significa esattamente il contrario di quello che molti pensano. Lungi dall’essere adirato con noi, è vero il contrario: Dio si preoccupa molto per noi e il modo in cui utilizziamo il nostro libero arbitrio. Siamo in grado di esistere quali esseri autonomi, dotati di libero arbitrio, solo in virtù del Suo nascondersi, perchè in questo modo Dio crea per noi la possibilità di avere una relazione genuina con un altro. Se Dio non si nascondesse, non ci sarebbe nessuna sembianza di un “altro”. Condizionando la Sua interazione con noi in base a quello che preghiamo, pensiamo, diciamo e facciamo, mostra di interessarsi riguardo quello che preghiamo, pensiamo, diciamo e facciamo.

Quindi se qualcuno mai vi chiedesse: perchè l’esistenza di questo mondo fisico inferiore è fondata su questo forte nascondimento e giudizio? Allora potrete rispondere: solo in questo modo possiamo fare la differenza, solo così Dio da un senso ultimo all’agire umano. Il fatto che Dio ci giudichi e ci ritenga responsabili significa che si preoccupa di come usiamo il nostro libero arbitrio. Motivato dal Suo amore per noi, le Sue creature, si preoccupa di tutto quello che facciamo.

Se dovesse interagire con noi solo sulla base della Sua misericordia prevalente, le nostre azioni sarebbero insignificanti. Soltanto contraendo la Sua misericordia e rendendola dipendente dalle nostre preghiere, pensieri, intenzioni, parole e azioni, Dio da significato alla vita umana. Tuttavia, il Suo amore per noi non dipende da ciò che facciamo, bensì trascende e ignora quello che facciamo. Per questo motivo possiamo invocarLo affinchè ci salvi quando restiamo invischiati senza riuscire a districarci dai nostri errori. La sua misericordia non si esurisce veramente mai.

Re David scrisse: Hashem, possa la Tua bontà essere [focalizzata, fluire] su di noi come abbiamo sempre confidato in Te! (Salmo 33:22).

Non colpisce che più diventiamo consapevoli della Sua presenza nascosta, più la Sua presenza ci si rivela nelle nostre vite? Questo dipende da noi, dal nostro desiderio di risvegliarci, di desiderare fortemente di diventare consapevoli della realtà che le nostre anime conoscono così bene.

Secondo il Talmud (Sotah 47a), la mano destra va usata per attrarre a sé e la sinistra per allontanare. Al livello divino, la destra rappresenta l’amore di Dio verso di noi e il Suo desiderio di elevarci al di sopra delle attuali limitazioni, avvicinandoci a Lui. La sinistra rappresenta la qualità della giustizia divina che ci richiede di essere meritevoli di ricevere questa elevazione. Anche se entrambe queste relazioni sono necessarie, la qualità dell’amore e della bontà è immensamente più forte (Yoma 76a). La mano destra dell’amore è perciò sempre in ascesa costante al di sopra della sinistra. Essenzialmente, questo significa che non ci rivolgiamo a Dio sulla base del nostro merito, ma con umiltà, chiedendoGli che riversi il Suo amore su di noi e che ci dia i recipienti per ricevere questo amore.

Se solo potessimo liberarci dal sonno che incrosta i nostri occhi, percependo così la Sua mano destra, ora nascosta al ritmo accelerato delel nostre vite individuli e collettive. Sapremmo così che il giudizio che abbiamo sperimentato non intendeva ferirci ma edificarci, e che la mano sinistra che ci respingeva era accompagnata da una mano destra che ci attirava sempre più vicino.

Dio ci ama, non è un’illusione. Si preoccupa di noi: quando accettiamo questa realtà anche gli eventi più esteriori delle nostre vite non possono più camuffare la Sua presenza. Inizieremo a percepirla ovunque, niente accada solo per caso. La storia è il punto in cui l’uomo incontra Dio; la Divina Provvidenza è la mano nascosta che guida tutti gli avvenimenti verso un appuntamento segreto con Lui.

A questo si allude in un versetto del Libro dei Proverbi (27,5): O come è dolce il rimprovero/la correzione rivelata [quando capiamo] che fluisce dal più profondo amore nascosto.

La giustizia divina non contraddice il Suo amore e misericordia. Quando preghiamo affinchè la Sua misericordia vinca e prevalga al di sopra degli altri Suoi attributi, cioè il Suo giudizio e la Sua giustizia, chiediamo semplicemente di essere capaci di vedere la Sua misericordia dietro la giustizia. Chiediamo di vedere come l’intero sistema di giustizia che Dio ha stabilito per governare il mondo, fluisca dal Suo amore più profondo per noi.

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