III parte intervista a Rabbi Avraham Sutton, cabalista di Gerusalemme

31/03/2011 Off di Miriam Oryah

Traduzione e adattamento di Miriam Oryah Ghiladi

DOMANDA: Hai detto che siamo stati qui altre volte. Cosa significa?

RISPOSTA: Mi riferivo alla reincarnazione. Siamo stati qui prima, ma mai come ora. Ogni volta è stato diverso, unico. Mentre la storia si avvia verso il Grande Shabbat, le grandi anime del passato si sono divise in “scintille” sempre più piccole. Questo spiega perché ci siano oggi così molti più uomini rispetto a prima nella storia.

La storia può essere vista come un grande Corpo cosmico. Le prime anime a nascere sono state quelle della “Testa” del corpo (della storia). Oggi siamo nei “piedi” del corpo della storia. Ovvero, siamo stati qui in ogni fase, ma ogni volta che siamo ritornati la nostra anima si è divisa (questo processo è chiamato “biforcazione”) in unità sempre più piccole. Prima c’erano due, poi quattro, poi sedici, e poi milioni e miliardi di anime. Più scendiamo in “Basso”, più persone sono nate su questo pianeta, ma più andiamo in Alto, più ci connettiamo al gruppo a cui appartiene la nostra anima, più sappiamo che veniamo tutti da un’Unica grande Anima Collettiva. Il punto è di portare la coscienza dell’Unicità lungo tutto il percorso nella molteplicità, vincere l’illusione della molteplicità connettendoci all’Uno.

DOMANDA: Qual è dunque il significato della morte?

RISPOSTA: Dal punto di vista terreno la morte è la fine dell’esistenza, ma dal punto di vista del Cielo un’anima che è stata mandata quaggiù, quando il corpo muore, ritorna a casa. Sentiamo molto dolorosamente la perdita di un caro amato quando muore, ma dobbiamo sapere che non è la fine. Quell’anima continuerà ad esistere nella dimensione spirituale fino al momento della risurrezione.

Quando moriamo le nostre anime ritornano nella dimensione spirituale, ma questa è soltanto la metà della storia. Il solo modo in cui le nostre anime sono potute scendere sulla terra, compiendo il lavoro di correzione spirituale a cui sono state chiamate, è tramite l’incarnazione in un corpo. Questo corpo è prezioso per noi tutti. Crediamo quindi che l’anima abbia un debito con il corpo. Questo è il motivo per cui l’anima ritorna al suo corpo, per illuminarlo con la forza totale della sua luce, per innalzarlo affinché accompagni l’anima nell’eternità. Perché il corpo della resurrezione non è il corpo fisico che conosciamo. È più adeguatamente descritto come un corpo di luce, un corpo energetico. Esso sarà privo delle qualità che fanno di qualcosa un corpo, non sarà più fisico. Ma dato che sarà sempre un corpo rispetto all’anima che trasporta, viene chiamato corpo.

DOMANDA: Cosa intendi con la parola “anima”?

RISPOSTA: Nella Torah è scritto: “Dio soffiò nella narici dell’uomo una nishmat chaìm, un’anima vivente”. (Genesi 2:7). In ebraico ci sono cinque nomi per descrivere l’anima. Nefesh è il livello più basso. Al di sopra c’è Ruach, Neshamà,Chayà e Yechidà, che insieme formano i cinque livelli primari dell’anima. Il livello più elevato è Yechidà, ovvero essere tutt’uno con Dio, mentre le altre formano la nostra piccola persona quaggiù.

Soltanto la parte inferiore si incarna dentro di noi, il corpo è come una scarpa per l’intero corpo dell’anima. Per analogia, come solo l’estremità inferiore del mio corpo veste la mia scarpa, così solo l’estremità inferiore della mia anima veste il mio corpo.

Quando nel giudaismo si parla di anima questo significa che tutti hanno un’anima, una scintilla di luce: dipende come la sviluppiamo. Essa è la base della consapevolezza di noi stessi, dell’apprezzare il significato dell’essere vivi, di respirare.

Neshamà deriva da Neshimà, “respiro”. Neshamà è Dio che soffia una parte di Sé nell’uomo. Questo non è accaduto solo in Paradiso ma accade tuttora, con ogni nostro respiro. Dio soffia il Suo respiro dentro di noi. Dio non è qualcosa che posso vedere o toccare, Dio è l’Unicità al di là di tutto. Dio non è un Essere: Dio è l’Essere. Non esiste altro che l’Uno Infinito, che ha creato l’illusione di farci credere di esistere separatamente da Lui. Dio soffia la Sua forza vitale in noi per permetterci l’indipendenza e l’autonomia di servirLo.

Per concludere, quando diciamo che abbiamo un’anima divina, ci riferiamo all’essenza divina di ogni essere umano.  Basandoci sul fatto che in ebraico ci sono cinque parole per l’anima, l’anima è come una scala. Essa inizia in alto in Dio, mentre la sua estremità inferiore scende dentro noi attraverso molte fasi, così che anche quaggiù possiamo essere connessi ai livelli più alti della nostra anima. Il nostro lavoro è di interiorizzare e incarnare l’illuminazione di quei livelli superiori, per diventare pienamente coscienti di ciò che veramente siamo.

La cosa principale da conoscere è che quando ci incontriamo quaggiù, e diciamo parole di verità, riveliamo maggiore divinità nel mondo. Come abbiamo detto, amarci l’un l’altro crea uno spazio in cui Dio può rivelarsi. Questa non è solo un’idea, ma la realtà. Quando ci comportiamo così il mondo cambia, diventa un luogo migliore. Questa è la lezione più profonda impartitaci dal versetto: “Ama il tuo prossimo come te stesso, Io sono Dio.” Significa che il modo più profondo di amare Dio è amarsi l’un l’altro.

DOMANDA: Ultima domanda: hai descritto il processo della Creazione. Perché Dio ha creato qualcosa?

RISPOSTA: È una bella domanda. Noi crediamo che Dio desidera dare, come dei genitori desiderano dare tutto ciò che hanno ai loro figli. Dio è un genitore premuroso e affettuoso. Dio ha creato questo mondo in cui Lui è totalmente nascosto e non si rende pubblico. Al contempo, noi lo invochiamo implorandoLo di aiutarci. Lui ci risponde: “Non preoccupatevi, potete farcela! E una volta capito, vedrete che vi ho dato tutto quello di cui avevate bisogno per creare un mondo perfetto!

DOMANDA: Sono quindi gli esseri umani a dover creare un mondo perfetto?

RISPOSTA: Sì, Dio ci chiede questo. Siamo totalmente responsabili di tutto quello che abbiamo fatto, e tuttavia sappiamo che tutto è merito di Dio. Tutto è 100% attribuibile a Dio e tutto è 100% attribuibile all’uomo. Diciamo che l’Oriente (l’India) enfatizza che tutto è Dio (a un punto tale che tutto il resto è un’illusione), mentre l’Occidente (ovvero l’eredità della civiltà greco-romana) enfatizza che tutto è uomo.

Israele sta nel “Medio Oriente”, ovvero nel mezzo ma leggermente spostati verso Oriente. Abbiamo il sesso, ma lo eleviamo con le relazioni coniugali santificate tra uomo e donna. Mangiamo la carne, ma con sacro rispetto per la forza vitale dell’animale. Macelliamo un animale con sacralità, non ci è permesso uccidere solo per uccidere. Uccidere è permesso solo con l’intenzione di elevare.[1] Noi cerchiamo di fare le cose stando nel mezzo, dove c’è Dio e c’è l’uomo, ma leggermente spostati verso Oriente, ovvero un po’ di più verso Dio.

La Cabalà ci insegna che tutto esisteva nell’Infinito in uno stato di non esistenza. Questo è più profondo del dire che esistevamo potenzialmente. Il potenziale per l’esistenza finita si trovava nell’Infinito, ma non poteva essere espresso, perché l’Infinito è tutto ciò che esiste. Io la chiamo Fase Uno. Quando poi l’Infinito si restringe per amore, per darci l’esistenza, è un momento doloroso, perché viene creata l’illusione di non essere più connessi alla Sorgente Infinita.

La Fase Due è sempre dolorosa: è il trauma della separazione dalla Madre, la nascita. Eravamo uno, immersi in nostra Madre, e adesso siamo qui per conto nostro.

La Fase Tre è ritornare nell’Infinito con una coscienza individuale pienamente sviluppata. Potrebbe sembrare una contraddizione in termini. Come può il finito (l’essere umano) ritornare nell’Infinito (Dio) rimanendo finito? Tuttavia i nostri testi sacri dicono che questo è il motivo per cui l’Essere Infinito ha creato l’universo e noi in esso. La Sua volontà era, ed è tuttora, di dare a ciascuno di noi il dono ultimo: un’esistenza eterna infinita di gioia e luce[2], la beatitudine eterna in Dio. La vera individualità sarà mantenuta, e avremo sepre il libero arbitrio, ma a livelli superiori: non sceglieremo più tra il bene e il male, ma tra livelli superiore di bene, di servizio e devozione a Dio. È una bella visione. Spero di avervi aiutato a chiarirla in buon parte.

 


[1] Attraverso il cibarsi, la scintilla divina (anima) presente nell’animale viene assimilata dall’uomo, che nutrendosene con la coscienza di ricavarne energia da dedicare al servizio di Dio, ad opere di bene, la eleva nei mondi spirituali. La scintilla/anima prima presente nell’animale raggiunge quindi un punto più elevato della scala spirituale delle anime. Questo è ben diverso dal rimpinzarsi di carne per soddisfare la propria golosità fisica.

[2] La Luce che illumina la mente, la coscienza di Dio

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