Il significato della vita secondo la Cabalà della Torah

22/12/2013 Off di Miriam Oryah

Miriam Oryah

Nella realtà virtuale di questo mondo fisico e illusorio, che possiamo chiamare Mitzraim (Egitto) oppure Matrix, il Creatore si traveste assumendo le sembianze di tutti i personaggi che recitano un ruolo nel dramma personale delle nostre vite (incluso il nostro avversario interiore, ovvero l’ego negativo o yetzer harà).
Nella vita incontriamo tanti tipi diversi di persone e siamo sottoposti a molteplici test: nessuna di queste esperienze è casuale. Il Creatore dispone e crea ogni situazione specifica con cui dobbiamo confrontarci. La vita di ognuno di noi è così sottoposta a certi particolari test riguardanti i nostri punti forti o deboli.
Alcuni di noi saranno messi alla prova con la depressione, altri con l’avarizia, l’ira, l’invidia, la gelosia, l’avidità e altre caratteristiche negative da trasformare e mettere al servizio del bene. Ogni persona ha il suo compito particolare da realizzare (tikkun) e ogni circostanza, ogni nostro incontro, segue questa regola. Veniamo messi alla prova con le cose che più ci sono difficili (tratti caratteriali, persone, circostanze).
Il nostro impulso negativo, l’ego negativo – quella voce interiore che ci grida che non siamo all’altezza, che non riusciremo mai a realizzare un progetto che ci sta a cuore, che ci crea dei dubbi costanti riguardo le nostre capacità – fa leva sulle nostre debolezze, ci esaspera e ci fa arrabbiare quando siamo stanchi, ci frustra dopo che abbiamo cercato di fare del nostro meglio, ci prende a calci spingendoci nell’infelicità, ci attacca quando meno ce l’aspettiamo – tutto questo rientra nel suo ruolo di sfidante e oppositore per la nostra crescita ed evoluzione spirituale personale.
La nostra vita è l’insieme di queste prove: superarle e crescere ci fa diventare la persona che siamo destinati a diventare.
Insieme al Tikun Haolam, il miglioramento del mondo, il Tikun haMidot, il miglioramento del nostro carattere, è lo scopo principale della nostra vita: lo studio della Torah e della Kabbalah è finalizzato perciò a conoscere e distinguere il bene dal male: quali esseri divini formati della stessa essenza del Creatore siamo responsabili delle nostre scelte personali, verso il bene e la vita, o di contrasto verso il male, l’oscurità, la distruzione e la morte.
Sapere che superando queste prove ci aspettano meriti e ricompense incredibili, che alla fine tutte le nostre prove e sofferenze saranno valse la pena, ci permette di vedere al di là di questi test, pregustando già in questo mondo le ricompense eterne che il Creatore vuole darci nel mondo a Venire. Con questa consapevolezza possiamo vincere le nostre sfide.
Il Creatore si cela dunque sotto ogni forma di difficoltà relazionali interpersonali e familiari, malattie e disagio psico-fisico, problemi economici e finanziari. Dietro ogni persona, ogni richiesta di aiuto, di beneficenza, di ascolto, c’è il Creatore – il monoteismo ebraico afferma non solo che esiste un solo ed unico Dio, ma che Egli è l’unica realtà, Ein Od Milvadò, non c’è nessun altro all’infuori di Lui, tutto è contenuto in Lui, il Luogo Maqom del mondo.
Respingendo chi ci chiede aiuto e sostegno psicologico od economico, respingiamo di fatto Dio, buttandoci nelle braccia del Satàn. Non bisogna dimenticare che in questa realtà fisica il Creatore agisce “middà ke neghed middà”: ovvero, causa effetto, azione reazione: Dio si comporta con noi esattamente nello stesso modo in cui ci comportiamo verso gli altri, occorre quindi stare molto attenti a trattare con rispetto e considerazione il nostro prossimo, perché potremo presto trovarci nella medesima situazione.
Siamo tenuti ad avere inoltre un grande self-control su noi stessi: i nostri nemici non sono le persone che ci irritano o spazientiscono, ma le nostre reazioni impulsive. Gli altri sono solo dei messaggeri del Creatore. Se reagiamo negativamente abbiamo perso, se invece diventiamo persone migliori vinciamo e ci avviciniamo sempre più a Dio, la nostra origine, acquistando uno stato di coscienza espanso. Il male invece ci separa da Dio e dalla spiritualità, ci ancora a questa realtà materiale mortale e temporanea, ad uno stato di coscienza limitato e ristretto, ci depriva della nostra essenza divina e della felicità infinita della vicinanza al Creatore.
Nella spiritualità non esistono momenti di stasi, o saliamo o scendiamo.
Siamo anime divine ed eterne scese in questo mondo per imitare il Creatore e ampliare i nostri poteri spirituali: la pazienza, l’umiltà, la bontà, la serenità, la fiducia in Dio, la fede, la generosità e la beneficenza, la misericordia, la ricerca della verità, l’auto-controllo, l’amore del prossimo, l’entusiasmo, la gioia, l’auto-disciplina, la gratitudine, il coraggio, l’empatia, il perdono, la generosità, l’onestà, la felicità, il giudicare gli altri dal lato del merito, l’ottimismo, l’organizzazione, l’affidabilità.
Reagendo negativamente con rabbia, impazienza, chiusura, poca considerazione per gli altri, rancore, gelosia, invidia, arroganza, ricerca dell’onore, auto-indulgenza, pigrizia, procrastinare, negare un aiuto, ci separa irrimediabilmente da Dio e dalla nostra vera essenza, rendendoci schiavi del male che si nutre e prospera con la negatività con cui lo alimentiamo.
Il Creatore è il Re, l’anima è la figlia (o figlio) del Re. In cielo l’anima è sostenuta dal Creatore senza dover fare sforzi. Dato però che è stata creata con un profondo bisogno psicologico di meritarsi le sue ricompense, il Creatore ha creato questo mondo fisico come uno stage per farle raggiungere la perfezione necessaria per riunirsi eternamente a Lui in una gioia estatica, sperimentando le gioie più sublimi ed incomparabili.
Il fondamento della Torah è onorare e rispettare il Re. Questo è il concetto più importante con cui vivere. Quando si adempiono i comandamenti del Re, dimostriamo onore e rispetto per Lui e i suoi desideri. Viceversa quando imbarazziamo qualcuno, attacchiamo la sua dignità. Riconoscere la dignità degli esseri umani è parte integrante dell’onore e rispetto dovuto all’Onnipotente.
Scendiamo in questo mondo soprattutto per diventare dei “donatori”, il dare infatti è la caratteristica principale che dobbiamo emulare nel Creatore: trasformando il nostro “desiderio di ricevere”, radice di ogni male, in “desiderio di dare, di condividere”, radice del bene assoluto, sradichiamo definitivamente il male e la morte (l’istinto al male, il Satàn e l’Angelo della morte sono la stessa cosa) da questo mondo fisico permettendogli così di ricongiungersi senza più barriere al mondo spirituale.
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